Molti conosceranno la vicenda di Erin Brockovich - grazie anche al film con Julia Roberts - e della contaminazione da cromo esavalente delle falde che scorrevano sotto una cittadina della California, la quale causò malattie, tumori e decessi tra gli abitanti della zona.
Sembrano storie lontane, cose che succedono solo in America. Storie da film. E invece no.
Una contaminazione da cromo VI è avvenuta anche qui, nel nostro vicinato, a Stroppari di Tezze sul Brenta, sul confine con il comune di Rosà, e le conseguenze le stiamo pagando ancor oggi.

Ieri sera abbiamo voluto esserci alla presentazione del libro "Il paese che brillò tra le luci del cromo" di Elena Baù, dove l'autrice racconta in un misto tra romanzo e realtà le vicende legate a questi tragici fatti, accaduti nella sua Stroppari.
Tutto parte dal 1971, quando il comune di Tezze concede un'area industriale ad un'azienda di costruzioni meccaniche, che nel 1973 farà richiesta per la realizzazione di un impianto galvanico.
Inizialmente il Comune si accerta che siano rispettate tutte le regole di sicurezza, che gli impianti siano a norma, e stabilisce addirittura che ogni qualvolta essa procederà allo svuotamento dei fanghi raccolti nelle vasche stagne, dovrà essere presente un incaricato del Comune.
Bene, niente di cui preoccuparsi allora.
Purtroppo tra ciò che viene scritto sulla carta e ciò che viene fatto, passa molte volte differenza.
Già nel 1974, lo scarico industriale esce dall'impianto direttamente nella Roggia Brotta, dove a settembre dello stesso anno viene rilevata una concentrazione di cromo VI pari a 5700 microgrammi/l (quando il limite massimo consentito per legge è di 5 microgrammi/l, una concentrazione quindi oltre 1000 volte superiore).
Nel 1975 l'azienda assume la ragione sociale per cui sarà tristemente nota in seguito: Tricom Spa.
A febbraio di quell'anno sono rilevati 7200 microgrammi/l di cromo VI.
Nel 1977 parte la prima comunicazione giudiziaria nei confronti dei responsabili per avvelenamento di acqua e scarico di rifiuti industriali in acque pubbliche senza autorizzazioni.
1979: L’Amministrazione provinciale di Vicenza revoca l’autorizzazione alla ditta Tricom di scaricare i liquami industriali in data 19/09/79. L'allora sindaco di Tezze (che lavora all’interno della ditta Tricom) emana due autorizzazioni trimestrali provvisorie per continuare lo scarico (l’ultima scadrà il 13/09/1980) in deroga alla revoca della Provincia.
Nel 1980 vengono rilevati pozzi inquinati fino a Tombolo, e i NAS di Padova emettono provvedimenti a carico della Tricom per una serie di problemi (non aver indicato il luogo di destinazione dei fanghi prodotti dalla depurazione dei reflui industriali, aver continuato a scaricare fanghi anche dopo la scadenza delle proroghe concesse dal sindaco, ... perfino aver evitato di far sottoporre i dipendenti alle visite mediche trimestrali).
Nel 1982, su 20 lavoratori esaminati, ben 17 presentano diagnosi variabili da “reperto infiammatorio” a “displasia” (stadio precedente il tumore).
Dopo anni di perizie e rinvii a giudizio, nel 1995 la Tricom cede la propria attività di cromatura alla Galvanica PM.
Nel 2001 un'ordinanza del comune di Cittadella invita i cittadini a non utilizzare acqua proveniente da pozzi privati. Negli stessi anni partono anche le prime denunce da parte dei familiari di ex-lavoratori della Tricom deceduti per cancro ai polmoni.
Solo nel 2002 - dopo ormai quasi 30 anni di inquinamento - partono delle indagini della polizia giudiziaria per individuare la fonte di inquinamento dell'acqua della falda da cui i pozzi privati pescano, e la Galvanica PM viene imputata come responsabile.
Il 24 Dicembre 2003 la Galvanica PM decreta il proprio fallimento, accettato nonostante vi sia un procedimento penale in corso.
Fino al 2011 si susseguono processi, oltre a presidi davanti al Tribunale di Bassano per denunciare i fatti e chiedere giustizia per i danni ambientali e i decessi di ex-operai della Galvanica PM / Tricom.
Cronistoria dettagliata:
http://digilander.libero.it/salute.tezze/cronistoria_2011.pdf
Approfondimento per capire cos'è il cromo esavalente (cromo VI) e qual è la differenza dal cromo trivalente (cromo III):
http://www.ispesl.it/informazione/argomenti/campagna2006-2008/factSheets/DML_CromoEsavalente.pdf
Sembrano storie lontane, cose che succedono solo in America. Storie da film. E invece no.
Una contaminazione da cromo VI è avvenuta anche qui, nel nostro vicinato, a Stroppari di Tezze sul Brenta, sul confine con il comune di Rosà, e le conseguenze le stiamo pagando ancor oggi.

Ieri sera abbiamo voluto esserci alla presentazione del libro "Il paese che brillò tra le luci del cromo" di Elena Baù, dove l'autrice racconta in un misto tra romanzo e realtà le vicende legate a questi tragici fatti, accaduti nella sua Stroppari.
Tutto parte dal 1971, quando il comune di Tezze concede un'area industriale ad un'azienda di costruzioni meccaniche, che nel 1973 farà richiesta per la realizzazione di un impianto galvanico.
Inizialmente il Comune si accerta che siano rispettate tutte le regole di sicurezza, che gli impianti siano a norma, e stabilisce addirittura che ogni qualvolta essa procederà allo svuotamento dei fanghi raccolti nelle vasche stagne, dovrà essere presente un incaricato del Comune.
Bene, niente di cui preoccuparsi allora.
Purtroppo tra ciò che viene scritto sulla carta e ciò che viene fatto, passa molte volte differenza.
Già nel 1974, lo scarico industriale esce dall'impianto direttamente nella Roggia Brotta, dove a settembre dello stesso anno viene rilevata una concentrazione di cromo VI pari a 5700 microgrammi/l (quando il limite massimo consentito per legge è di 5 microgrammi/l, una concentrazione quindi oltre 1000 volte superiore).
Nel 1975 l'azienda assume la ragione sociale per cui sarà tristemente nota in seguito: Tricom Spa.
A febbraio di quell'anno sono rilevati 7200 microgrammi/l di cromo VI.
Nel 1977 parte la prima comunicazione giudiziaria nei confronti dei responsabili per avvelenamento di acqua e scarico di rifiuti industriali in acque pubbliche senza autorizzazioni.
1979: L’Amministrazione provinciale di Vicenza revoca l’autorizzazione alla ditta Tricom di scaricare i liquami industriali in data 19/09/79. L'allora sindaco di Tezze (che lavora all’interno della ditta Tricom) emana due autorizzazioni trimestrali provvisorie per continuare lo scarico (l’ultima scadrà il 13/09/1980) in deroga alla revoca della Provincia.
Nel 1980 vengono rilevati pozzi inquinati fino a Tombolo, e i NAS di Padova emettono provvedimenti a carico della Tricom per una serie di problemi (non aver indicato il luogo di destinazione dei fanghi prodotti dalla depurazione dei reflui industriali, aver continuato a scaricare fanghi anche dopo la scadenza delle proroghe concesse dal sindaco, ... perfino aver evitato di far sottoporre i dipendenti alle visite mediche trimestrali).
Nel 1982, su 20 lavoratori esaminati, ben 17 presentano diagnosi variabili da “reperto infiammatorio” a “displasia” (stadio precedente il tumore).
Dopo anni di perizie e rinvii a giudizio, nel 1995 la Tricom cede la propria attività di cromatura alla Galvanica PM.
Nel 2001 un'ordinanza del comune di Cittadella invita i cittadini a non utilizzare acqua proveniente da pozzi privati. Negli stessi anni partono anche le prime denunce da parte dei familiari di ex-lavoratori della Tricom deceduti per cancro ai polmoni.
Solo nel 2002 - dopo ormai quasi 30 anni di inquinamento - partono delle indagini della polizia giudiziaria per individuare la fonte di inquinamento dell'acqua della falda da cui i pozzi privati pescano, e la Galvanica PM viene imputata come responsabile.
Il 24 Dicembre 2003 la Galvanica PM decreta il proprio fallimento, accettato nonostante vi sia un procedimento penale in corso.
Fino al 2011 si susseguono processi, oltre a presidi davanti al Tribunale di Bassano per denunciare i fatti e chiedere giustizia per i danni ambientali e i decessi di ex-operai della Galvanica PM / Tricom.
Cronistoria dettagliata:
http://digilander.libero.it/salute.tezze/cronistoria_2011.pdf
Approfondimento per capire cos'è il cromo esavalente (cromo VI) e qual è la differenza dal cromo trivalente (cromo III):
http://www.ispesl.it/informazione/argomenti/campagna2006-2008/factSheets/DML_CromoEsavalente.pdf
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